(S)Profondo

Profondità: termine abusato, esattamente lo stesso destino triste dell'altrettanto abusato termine felicità. E' profondo tutto quello che reputiamo incomprensibile, ciò verso il quale ci sentiamo autorizzati a non impegnarci – è profondo ,diamine! un po’ di rispetto per una categoria concettuale superiore! -, è profondo tutto quello che non riusciamo ad esprimere perché orfani di termini che abbiamo dimenticato, è profondo tutto ciò che non abbiamo il coraggio di guardare, esaminare e ricollocare al suo giusto posto. Diventa profondo, nei nostri racconti, ciò che ci colloca in una sacra, arcana e sublime rappresentazione della realtà. E’ profondo ciò che ci fa sentire ricchi di qualità che forse non abbiamo ma che possiamo sempre dire di poter ripescare un giorno dalle ‘profondità del nostro essere. E’ profonda la nostra tristezza, la nostra rabbia, la nostra dedizione, il nostro amore per qualcuno o qualcosa e persino la nostra ignoranza, talvolta. E’ talmente profondo tutto ciò, che, come dice Sciascia, siamo sprofondati non riuscendo più a vedere cosa sta in superficie, quali e come siano i contorni di ciò che realmente ci circonda.
Immersi nel profondo viviamo esistenze infossate, ovattate, conformiste – il conformismo dilagante della profondità – illusoriamente intense ed appassionate, erroneamente ricche in consistenza.
Dimentichi che profondità non sempre equivale a spessore, ma spesso a voragine, sacrifichiamo la varietà e la complessità di ciò che siamo, dietro l’ambigua e non meglio identificata profondità.
Se iniziassimo ad essere eretici e dissidenti?
Se provassimo a liberarci dal tormento della profondità e risalissimo in superficie? Vedremmo scenari dimenticati, paesaggi inesplorati avremmo una visuale chiara, limpida, forse poco romantica, sdolcinata e languida ma ne guadagneremmo in leggerezza ed agilità e sapremmo affrontare la superficialità a colpi di scioltezza mentale.
Alessia Lombardi